Alla data in cui scriviamo, cioè fine febbraio per rispettare i tempi di chiusura di stampa, dagli USA non arrivano belle notizie sul settore delle costruzioni e dei building materials.Dopo mesi in cui la parte del leone come minaccia è stata fatta dall’allarme LVT, fenomeno ben conosciuto e già descritto nei due anni passati nei suoi pregi e nei suoi difetti, prodotto che ha fatto, sta facendo e farà passi da gigante in un Paese come gli USA in cui per definizione trova il contesto perfetto per esplodere (tipologia costruttiva delle case, attitudine dell’americano medio), le cattive notizie vengono dal mondo della distribuzione e da quello delle costruzioni. I dati ufficiali di TCNA sono ancora quelli relativi a metà anno 2018, però, si capisce già che il consumo globale di ceramica negli USA è fermo, con un incremento dell’ordine di nemmeno un punto percentuale, dopo crescite negli anni precedenti di quasi il 6 per cento e nel 2015, vero anno di svolta e rilancio, perfino del 10 per cento. Classico caso di anno di transizione? In apparenza è così, sotto pelle, mica tanto. L’import però è aumentato, del 3,7 %, il che stranamente significa che è la produzione locale quella più in difficoltà, sia quella in mani americane, MOHAWK, che quella in mani italiane che si divide il resto, con la unica eccezione dei cinesi di American Wonder – Marco Polo (ora poi arriva anche la brasiliana Portobello nel Tennessee, chissà che non sia un po’ tardi, ma abbiamo l’impressione che Cesar Gomez non abbia poi così tanta fretta). La Cina difende il suo 31% di quota di import, Messico ha il 18%, l’Italia il 16,8 e la Spagna a giugno ci era vicinissima per la prima volta da decenni, al 14,4 % (dopo sappiamo che ha rallentato, ma non tanto più del mercato). Infatti, sempre a Giugno, mentre l’import cinese era a +4%, e la Spagna a +40% dopo un boom di inizio anno sopra il +50%, l’Italia era a meno 7.4% ed il Messico in pratica a meno 8%. L’Italia continua a dominare l’import in valore con il 32%, contro Cina al 26% e Spagna al 16, segno che i prezzi degli spagnoli sono poco più della metà di quelli italiani, e che le vendite del +40% coincidono con prezzi da +23%, infatti il prezzo medio spagnolo è sceso ulteriormente a 1.16 USD/sqft da 1.34 solo un anno fa, mentre gli italiani provano a tenere duro, anzi lo aumentano di un centesimo, seppure probabilmente con un mix più ricco che lo trascina a quota 1.97, corrispondenti-ricordiamo che parliamo di prezzi ‘landed’ – ad un prezzo per chi acquista al porto sdoganato di oltre 20 dollari al mq, equivalenti mediamente ad una partenza tra i 12 ed i 14 Euro al mq tenendo presente il cambio, il nolo, i dazi. Se poi consideriamo che l’LVT continua imperterrito la sua crescita, con un +14% abbondante, gli spifferi non mancano, anche se non fa ancora per ora poi un freddo cane. Ma…e dopo? Il colosso della distribuzione Home Depot sta avendo da giorni sessioni di Borsa con forti cali, anche due tre punti in percentuale a botta, con la tendenza ad una settimana in generale più fiacca rispetto all’andamento del Dow Jones. Tale cedimento potrebbe innescare opportunità di vendita del titolo da parte del mercato, come infatti già avvenuto pochi giorni fa, con rialzi dello stesso ordine di grandezza, segno di grande volatilità. Il rallentamento del mercato immobiliare statunitense sta evidentemente intaccando la domanda di prodotti per il fai-da-te, e le azioni sono diminuite dopo che le vendite del quarto trimestre della catena ed i profitti non sono stati all’altezza delle previsioni di Wall Street. Eppure, per la trimestrale di fine 2018, con i tre mesi conclusisi contabilmente, il 3 febbraio, Home Depot ha guadagnato $ 2,34 miliardi (US), o $ 2,09 per azione, non poco, più dello scorso anno, ma evidentemente sotto le attese, visto che la crescita è del 4% contro un 5 e rotti del 2018 fino a ottobre, e comunque scommette su un 5% annuo. Dicembre ha però visto un crollo dei cosiddetti ‘housing starts’, meno 11,2%, il minimo da Settembre 2016, mentre non solo le nuove case si sono bloccate, ma anche le vendite di case esistenti negli Stati Uniti sono scese dell’1,2% anche a gennaio – il ritmo più lento di crescita in più di tre anni, secondo i dati dell’Associazione nazionale degli agenti immobiliari. Negli ultimi 12 mesi, le vendite sono diminuite dell’8,5%, evidentemente, gli aspiranti acquirenti di case sono sempre più in attesa di svolte del mercato, dal momento che anni di prezzi in continua ascesa e scarse scorte di abitazioni appetibili a prezzi ragionevoli mettono la proprietà immobiliare fuori dalla portata di molti americani. Queste difficoltà possono diffondersi dunque alle principali aziende che vendono materiali per edilizia come Home Depot e il suo rivale, Lowe’s, che è scivolato in tandem con andamenti simili. Gli ultimi numeri mostrano che i contratti per l’acquisto di abitazioni sono ai livelli più bassi dall’inizio del 2014, e tali diminuzioni sono state osservate in tutte le regioni del paese, compreso un picco del 13,5% nel Sud, che è generalmente la regione in più rapida crescita per l’edilizia abitativa. E’ pur vero che Home Depot e Lowe si sono confrontati anno su anno nel quarto trimestre che “includeva le vendite relative agli uragani ed un forte anno scorso, a dicembre influenzato negativamente dalle condizioni meteorologiche “, hanno scritto gli analisti di Wells Fargo in una nota. ‘Gennaio (che è un mese più corto) potrebbe anche vedere gli impatti derivanti dalla lunga chiusura del governo, lo ‘shutdown’ (e dalla conseguente minore fiducia dei consumatori), e da condizioni meteorologiche meno favorevoli che potrebbero aver portato le vendite a spostarsi verso il primo trimestre.”Credo però sia illuminante la relazione di Jeff Lorberbaum di Mohawk e del suo braccio destro Chris Wellborn, dopo i risultati di fine 2018. Ecco alcuni passaggi chiave. ‘Dopo cinque anni consecutivi di guadagni da record, il 2018 si è dimostrato più difficile di quanto ci aspettassimo, con l’aumento drammatico dell’inflazione, il vinile di lusso che ha colpito altri prodotti per pavimentazioni statunitensi, e la maggior parte dei nostri mercati ha rallentato. In questo contesto, abbiamo investito in modo selettivo circa $ 1,5 miliardi per migliorare le nostre prestazioni a lungo termine, l’inflazione del 2018 negli Stati Uniti è stata guidata principalmente dall’aumento dei costi dei materiali, dall’aumento dei costi dei trasporti e dell’energia e dalla fornitura chimica. Il ristretto mercato del lavoro degli Stati Uniti ha aumentato il turnover dei dipendenti, che ha influito sia sull’efficienza che sui costi di formazione. La nostra capacità di compensare queste pressioni è stata ostacolata da un’inflazione continua, da importazioni più competitive a causa di un dollaro più forte e dalla sostituzione di LVT con altre alternative. Negli Stati Uniti, LVT sta prendendo quota da altri pavimenti e diventerà una parte significativamente più grande del nostro portafoglio. Le nostre strategie di produzione e importazione LVT stanno progredendo e i nostri margini miglioreranno in futuro. Negli Stati Uniti e in Europa stiamo aggiungendo più talento alle nostre operazioni LVT per aumentare la nostra produzione, l’efficienza e la differenziazione già nel 2019’. Parliamo dell’azienda che possiede UNILIN, quindi sia Quick Step che Pergo. Andiamo bene….‘Per il trimestredice Wellborn’ le nostre vendite globali di ceramica sono aumentate del 5% circa come riferito o del 7% su base valutaria costante a $ 861 milioni, con i venti contrari dell’inflazione, pressioni sui prezzi e una minore crescita in alcuni dei nostri mercati. Il reddito operativo rettificato del segmento è stato di circa $ 87 milioni, o del 10% delle vendite. In Nord America, il nostro business ceramico è cresciuto, ma rimane sfidato a causa delle pressioni delle importazioni e delle spese di trasporto. Per migliorare i nostri margini, abbiamo aumentato i prezzi sui nostri prodotti per recuperare l’inflazione e maggiori costi di trasporto’.A parte dunque che il CEO di Daltile si lamenta di pressioni sui prezzi…ma poi dichiara di aver aumentato i suoi prezzi, mah!, l’ EBITDA della divisione ceramica non è davvero lusinghiero. ‘Stiamo incrementando le vendite di prodotti di fascia altarealizzati nel nostro nuovo stabilimento del Tennessee con collezioni tecniche per gres colorato in massa, con maggiore resistenza allo scivolamento e durata per uso residenziale. Per il consumatore premium, stiamo anche introducendo collezioni di piastrelle da rivestimento di lusso con look fatti a mano e piastrelle per pavimenti in gres porcellanato con bordi rettificati ed effetti lucidi.’ Bene, è vero che il colosso è impegnato se non distratto dai mille fronti aperti, dalla fabbrica di Dickson dove ora produce lastre di quarzo o ‘engineered stone’ per i countertop a tecnologia Breton (prima le importava dalla Cina, ma il blocco concesso da Trump con dazi sopra il 300% ha fatto crollare l’import dopo una abbuffata estiva per riempire le scorte), alla fabbrica nuova per spessorato fatta in Polonia alla ex Marconi-Polcolorit per aggredire i mercati di Centro Europa, alla fabbrica di Salamanca vicino a Mexico City, e soprattutto l’acquisto di Eliane lo scorso novembre 2018 che segna l’ingresso anche in Sudamerica. Ora manca solo l’Africa e poi domineranno il mondo. O almeno proveranno a farlo.Per poi lanciare una sassata: ‘Eliane è un leader del settore, con il miglior marchio e una posizione premium in uno dei mercati ceramici più grandi del mondo. Il mercato brasiliano si sta rafforzando e le nostre vendite e margini si stanno espandendo. Abbiamo già ordinato la prima fase di nuove attrezzature per migliorare le operazioni e i margini di Eliane, seguendo la strategia che abbiamo utilizzato per migliorare drasticamente la redditività di Marazzi. Stiamo formulando strategie per ottimizzare le nostre vendite congiunte da Brasile e Messico in America centrale e meridionale. In Europa, le condizioni di mercato si sono indebolite, durante il periodo in cui l’economia italiana si è deteriorata maggiormente a causa dell’incertezza politica’. Che dire? In realtà si preparano ad un attacco proprio nelle fasce di prezzo più popolari, visto che ‘stiamo spostando la produzione dei nostri prodotti per esterni in Polonia, dove abbiamo aggiunto nuove linee dedicate. Abbiamo aumentato le capacità produttive e dimensionali presso il nostro stabilimento KAI in Bulgaria per migliorare le nostre vendite a prezzi inferiori in tutta Europa. Nell’Europa occidentale stiamo creando una forza vendita separata appositamente per queste collezioni a basso costo’. Perciò, war is war, à la guerre comme à la guerre, o alla romana, è ‘guera’…..vedete voi. Buona fiera a tutti.
Ing. Cristiano Canotti