L’essere costretti a casa, in questi giorni, ci sta facendo capire l’importanza dell’ambiente in cui viviamo nella sua dimensione più intima e domestica. È vero, siamo tutti cittadini del mondo e la facilità con cui viaggiamo ci fa sentire cosmopoliti, ma non dimentichiamo che per la maggior parte di noi il luogo di elezione, quello degli affetti, della condivisione più profonda, il luogo dove ci riposiamo e ci nutriamo, resta la casa.
Si sta affermando dunque una nuova domesticità. Era già accaduto negli anni Novanta, come reazione all’edonismo e al rampantismo del decennio precedente, conclusosi con il crollo di Wall Street. Era successo dopo l’attentato delle Twin Towers, che ci aveva improvvisamente fatti scoprire inermi di fronte a una minaccia la cui portata non immaginavamo. E sta succedendo anche ora, quello che adesso è un obbligo – l’#iorestoacasa – diventerà, con forme diverse e più attenuate, una scelta. Viaggiare nei prossimi mesi sarà più rischioso e complicato; privilegeremo lo smart working ove possibile; molte attività formative saranno gestite a distanza, perché le persone, uscite da una prima fase di disorientamento, cercheranno di trasformare il loro tempo domestico in un tempo denso: imparare nuove cose, assecondare una passione – la cucina, la scrittura, il giardinaggio – che in tempi frenetici non c’è mai stato il tempo di assecondare.
Riscopriremo l’importanza di prenderci cura del nostro nido. E non attraverso l’acquisto d’impulso, dettato da flebili entusiasmi, ma tramite l’acquisto ponderato, ragionato. Un acquisto che resta, perché la casa è qualcosa che resta.
La stanza dove forse trascorriamo la maggior parte del nostro tempo domestico è la cucina. La cucina è da sempre un luogo di grande centralità, quello dove convergiamo al termine di una giornata che ci ha visti distanti. Se viviamo da soli, la cucina è la stanza dove accendiamo la videoconferenza per pranzare o cenare assieme a chi è lontano, e vogliamo tenerci vicino. In cucina coltiviamo le nostre passioni e lavoriamo, anche (questo articolo è scritto a un tavolo di cucina).
Caesar mostra da sempre una grande attenzione per questo spazio, che proprio per le sue poliedriche funzioni viene messo quotidianamente alla prova: dal calpestio, ma anche dall’inquinamento indoor generato dalla cottura dei cibi e dall’uso di prodotti chimici. Le piastrelle per la cucina in grès porcellanato sono la scelta ideale, perché offrono versatilità, sicurezza e libertà di sperimentare. Si possono assecondare le suggestioni naturali delle collezioni effetto legno, pietra e marmo; oppure sperimentare con dei mood più contemporanei e urbani, grazie alle raffinate collezioni effetto cemento e metallo.
Join, una delle ultime proposte Caesar presentate al Cersaie, unisce la modernità del cemento all’eleganza della resina. Ne risulta una collezione di grès porcellanato che abbina la versatilità di utilizzo alla preziosità e tattilità della resa materica. Join può essere utilizzato a pavimento e rivestimento, sia in interno che in esterno. Join è una delle tante proposte Caesar che inaugurano una nuova domesticità. Ci attendono mesi impegnativi, ed è nostro dovere e nostro diritto affrontarli al meglio, per la salute e il benessere di tutti. Circondarsi di pochi prodotti di elevata qualità è prova di un consumo più consapevole che, ci auguriamo, sarà uno dei cambiamenti destinati a restare. Coincide con il nostro concetto di Made in Italy, il modo in cui noi, come italiani, ci esprimiamo: rispetto, amore per il territorio e la forza di tante mani che, unite, sanno creare bellezza.