Il settore macchine per ceramica rappresentato da Acimac segna un +14,5% sul 2021. L’export vale 1,69 miliardi. Il Presidente Lamberti: “Risultato straordinario maturato in un anno molto difficile”.
Il settore dei costruttori di macchine e attrezzature per ceramica chiude il 2022 con un nuovo record di fatturato dopo quello dell’anno scorso e con indicatori positivi in tutti i principali ambiti di indagine. Il comparto ha infatti consolidato la sua posizione a quota 2 miliardi, attestandosi a 2 miliardi e 350 milioni di euro. La crescita rispetto al 2021 è pari al +14,5%, un balzo significativo, maturato in un anno caratterizzato da molteplici fattori negativi e tensioni sul mercato globale. Il risultato è andato oltre le aspettative, infrangendo anche la stima dei preconsuntivi di 2,16 miliardi.
Il 2022 ha visto 137 imprese attive (una in meno rispetto al 2021) a fronte di un ulteriore aumento dell’occupazione, con 7.325 addetti complessivi, in crescita del +1,5% sul 2021.
I dati sono stati resi noti nell’ambito dell’Assemblea annuale dei Soci dal Centro Studi Mecs – Acimac nella 31^ Indagine Statistica Nazionale, che ogni anno fotografa l’andamento del comparto.
I mercati internazionali
L’export delle imprese italiane ha generato un fatturato pari a 1,69 miliardi di euro, il più alto di sempre. La percentuale sull’intero giro d’affari è pari al 72%, mentre la variazione positiva sull’anno precedente sfiora il +10% (+9,9).
L’Unione europea resta saldamente in testa come bacino di riferimento per il Made in Italy con 535 milioni di fatturato, con un balzo pari al 26,9%. Quasi una macchina italiana su tre (31,6% del totale) viene venduta nei paesi dell’Ue.
Segue l’area asiatica (India, Indonesia, Vietnam, Bangladesh ecc., Cina esclusa), con 259 milioni di euro, in leggero calo sul 2021 (-4,5%). Medaglia di bronzo per il Medio Oriente con 221 milioni di euro. Rispetto ad un anno fa cresce, ma perde il podio il Sud America (219 milioni di euro). Raddoppia il fatturato rispetto al 2021 il Nord America, con 179 milioni di giro d’affari che lo collocano al quinto posto.
Calano poi Est Europa con 131 milioni (area che a partire dal febbraio 2022 ha dovuto fare i conti con il conflitto tra Russia e Ucraina) e Africa con 90 milioni, con una variazione negativa rispettivamente del -13,6% e del -23,4%. Chiudono la “classifica” delle aree export la Cina con 55 milioni e l’Oceania con 2 milioni.
Il mercato interno
Le vendite sul mercato italiano sono aumentate del +27,4%, dai 515 milioni di euro nel 2021 ai 656 milioni di fine 2022. Anche in questo caso di tratta del valore più alto da quando viene effettuata l’indagine statistica. Il mercato domestico rappresenta il 28% del fatturato totale.
Le ottime performance di export e mercato nazionale vanno sempre contestualizzate in una congiuntura economica che ha visto i rincari delle materie prime e dell’energia e le difficoltà di approvvigionamento della componentistica, oltre al già citato conflitto in Ucraina.
I settori clienti
Nella suddivisione del fatturato tra i settori clienti, il 2022 conferma la predominanza dell’industria delle piastrelle che incide per l’86,1% sul volume d’affari complessivo, registrando un +13,5% (2 miliardi il valore totale). Al secondo posto si colloca, a differenza di quanto avvenuto nell’anno precedente, il settore dei sanitari, passato da quasi 90 milioni a 109 milioni di euro (+21,4%). La quota del volume complessivo è del 4,6%, simile a quella dei laterizi, che scendono al terzo posto pur incrementando il giro d’affari del 10,9%. Seguono i settori dei refrattari, della stoviglieria e dell’oggettistica e della ceramica tecnica.
Fatturato per tipologia produttiva
I cambiamenti nelle quote di fatturato realizzato dalle varie tipologie di macchine non alterano di molto la classifica rispetto all’anno precedente. Le macchine per la formatura si confermano in prima posizione in virtù di un incremento del 5,4% (a quota 473 milioni di euro) davanti alle macchine per la preparazione terre con 363 milioni di euro (+15,2%). Terzo posto per le macchine ed utensili per la finitura, che restano sostanzialmente stabili con 286 milioni di euro e una crescita del 2,6%. L’indagine statistica rileva una interessante differenza tra Italia ed estero. Sul mercato domestico, infatti, la quota maggiore di fatturato è generata dalle vendite di tecnologie per la finitura, seguite dalla preparazione terre. All’estero invece le tecnologie più vendute sono quelle per la formatura e preparazione terre.
Struttura occupazionale
Nel 2023 il numero degli occupati del settore cresce ancora, dopo l’incremento del 2021. Si registra infatti un aumento di 113 unità, per una crescita percentuale dell’1,5%. Il numero complessivo sale dai 7212 occupati del 2021 ai 7325 del 2022, con un andamento diversificato tra le diverse classi di imprese: l’aumento degli organici è concentrato nelle realtà più grandi e strutturate, mentre le aziende medio-piccole registrano un calo di addetti.
Le aspettative per il 2023
Restano positive le aspettative per il 2023, con il 35% delle aziende che stima una crescita del business, contro un 38,4% di previsioni stabili ed un 26,2% di imprenditori pessimisti.
“Un comparto in salute”
“Assistiamo a un risultato straordinario maturato in un anno assolutamente complicato. Sorge spontaneo chiedersi che performance avremmo registrato senza lo shortage di materie prime e l’incremento dei costi energetici che hanno zavorrato l’intero 2022 – dichiara il Presidente di Acimac Paolo Lamberti –. Il nostro settore dimostra così non solo una salute strutturale che ha permesso di reggere i colpi della pandemia e dei suoi riverberi economici, ma anche la capacità di rilanciare, di farsi trovare pronto, grazie a tecnologie che permettono ai clienti in giro per il mondo tutta una serie di vantaggi che da altre parti non trovano, come la qualità e l’efficienza energetica, un driver quest’ultimo a cui i nostri clienti hanno sicuramente prestato particolare attenzione da un anno a questa parte. Le nostre aziende si trovano spesso nella situazione di riuscire a dare risposte ultratempestive alle esigenze del mercato mondiale della ceramica. E le buone aspettative dei nostri associati per il proseguo del 2023 ci fanno ben sperare anche per quest’anno e per il medio periodo, anche se siamo abituati ormai a una certa frequenza di minacce e eventi shock, quindi l’allerta deve sempre restare alta”.