L’industria ceramica spagnola cresce, come quella italiana, per il quinto anno consecutivo, ma si trova, per stessa ammissione dell’associazione ASCER- e questo prima della improvvisa morte del presidente Isidro Zarzoso avvenuta lo scorso 3 gennaio- in una situazione di forte incertezza per il 2018.
Nel 2017, le esportazioni hanno raggiunto la ragguardevole cifra, in termini monetari, di 2.700 milioni di euro mentre le vendite sul mercato interno hanno toccato 820 milioni di euro, leggermente superiori a quanto previsto a settembre durante il Cersaie di Bologna.
Le esportazioni verso le Americhe sono aumentate del 24%, verso l’Asia del 2% e nell’UE del 7-8%, tuttavia, le vendite in Africa sono diminuite del 20%, dati i pesanti conflitti economico-diplomatici sia con l’Algeria che con il Marocco. Il problema con l’Algeria si è misurato valutandolo in circa 3 milioni di mq mancanti, o in 40-50 milioni di Euro di ricavi perduti.
Lo scorso 9 novembre, il Ministero dell’Industria e del Commercio del Marocco invece ha pubblicato la notifica che chiude la causa antidumping contro l’industria ceramica spagnola, senza alcuna misura punitiva. Alla fine del 2015, i produttori locali marocchini hanno cercato di aprire un’indagine antidumping che inizialmente si era interrotta, tuttavia, dopo diversi tentativi, nel maggio 2016 è stata avviata un’inchiesta. ASCER ha organizzato ancora una volta la difesa congiunta delle società interessate dall’inchiesta, la partecipazione settoriale è stata molto alta, registrando 63 società tra le quali il governo marocchino ha selezionato un campione di 4 società.
Questa è stata la sesta volta che il settore spagnolo ha affrontato e superato con successo un’indagine antidumping e in tutti è stata dimostrata l’innocenza alle autorità: Canada (1976), Comunità economica europea (1984), Sudafrica (1993), Messico (2003), Pakistan (2013) e Marocco (2017). Va tenuto presente che il Marocco è tuttora una delle principali destinazioni per le vendite nel settore ceramico spagnolo. Nel 2016 si è infatti classificato al 9 ° posto nella classifica delle destinazioni, con un fatturato totale di 78,9 milioni di euro (+ 13,3%). Tra gennaio e agosto 2017, le vendite hanno raggiunto 56,6 milioni di euro, registrando una stabilizzazione delle vendite che sono cresciute dell’1,6%.
Per l’Algeria, il problema è più serio: l’esportazione di piastrelle da PortCastelló verso quel Paese è crollata del 94% tra aprile e settembre, mentre il calo totale è del 25 per cento da gennaio a settembre: mancano appunto oltre 47 mila tonnellate, ne sono state spedite 137 mila contro le 174 mila del 2016 nello stesso periodo. Il problema principale è la grande incertezza che esiste riguardo a quale sarà il comportamento del governo algerino in merito al blocco all’ingresso di ceramiche da qualsiasi parte del mondo, dal momento che l’Algeria non è membro dell’OMC (Organizzazione mondiale del commercio) e, pertanto, non è soggetta alle discipline che regolano il commercio internazionale.
Ascer ha indicato che il 2017 si è comunque chiuso con una crescita moderata, mentre ha chiesto con insistenza ed esplicitamente maggiori aiuti e misure dirette dalla Pubblica Amministrazione governativa per affrontare un 2018 che pare grigio. Durante il bilancio annuale prenatalizio, si è osservato che fino a settembre sono stati creati più di 700 nuovi posti di lavoro. Le cifre principali sono il fatturato complessivo di circa 3.530 milioni di euro, con un aumento del 6,5% rispetto al 2016. La produzione è prevista crescere nel 2017 del 5,5% rispetto al 2016 raggiungendo i 525 milioni di metri quadrati, una cifra, ha indicato il vice presidente, “ancora lontana dai 600 milioni del 2007” nonché dai quasi 700 milioni di mq di inizio millennio, dove il mercato interno assorbiva oltre 300 milioni di mq, una cifra –vista oggi-davvero pazzesca che esprime chiaramente la bolla speculativa immobiliare poi deflagrata fragorosamente.
Serve infatti a poco-mal comune mezzo gaudio- osservare che il settore ceramico spagnolo sta recuperando il mercato interno ad un ritmo molto più veloce rispetto al suo concorrente italiano: è vero che le vendite di ceramiche spagnole nel mercato interno stanno avanzando a un tasso del 16%, mentre la piastrella italiana cresce nel suo mercato interno del 3,67%. Tuttavia, nonostante il recupero del mercato interno da parte di ‘Tile of Spain’ aumenti di cinque volte rispetto al suo concorrente italiano, i dati di vendita assoluti sul mercato interno sono più alti in Italia che in Spagna, pur avendo l’Italia un mercato fermo ben sotto i 100 milioni di mq rispetto ai 180-200 dei bei tempi e, non dimentichiamolo, 60 milioni di abitanti contro 47.
I prezzi medi di vendita sono solo leggermente aumentati – 1,3% – e si attestano a una media di 6,59 euro al metro quadrato. Nonostante la crescita, Ascer dice che questi prezzi sono “bassi”, anche se l’industria ha lavorato per recuperare marginalità. Le difficoltà nei paesi africani del bacino del Mediterraneo, come l’Algeria (soprattutto), la Tunisia o l’Egitto, rendono le prospettive per il 2018 stranamente “pessimiste” a livello ufficiale, ma, nel dialogo professionale con le singole imprese, non si coglie questo pessimismo, e questa è una strana dicotomia.
Il segretario di Ascer, Pedro Riaza, ha fatto riferimento all’aumento della tassa per il conferimento di rifiuti in discarica, approvato da Les Corts, che ha definito incomprensibile, perché vorrà dire maggiori costi del settore per un valore di circa 1,5 milioni euro.
Anche se questo costo extra “non influenzerà praticamente nulla “, questo fatto ha dato modo all’associazione di sollecitare una maggiore cooperazione da parte del governo centrale e locale.
Il vice-presidente Nomdedeu ha ribadito che l’industria delle piastrelle ha saputo portare 5 anni di crescita ed uscire dalla crisi, creando posti di lavoro e valore aggiunto per i partner, non solo i clienti, man anche la pubblica amministrazione “, anche se ha sottolineato ed ammesso che” è necessario coinvolgere maggiormente l’amministrazione nella crescita del settore “. Il segretario ha affermato di attendere un piano strategico da tempo già annunciato da parte della Generalitat Valenciana, ma “siamo in attesa per la realizzazione di queste misure”.
Il settore degli smalti ceramici invece ha superato il difficile esame iniziato nel 2007 e in cui è caduto a causa del suo principale cliente, ovviamente la piastrella spagnola. Lungi dall’essere scoraggiati, i produttori di fritte, smalti e colori hanno registrato solo un esercizio negativo -2009 – e, in questo momento, il settore batte tutti i suoi record di fatturato, con un livello maggiore di 1.200 milioni di euro, grazie ovviamente all’internazionalizzazione.
In effetti, oggi l’esportazione rappresenta oltre il 70% delle vendite dell’associazione nazionale dei produttori di fritte, smalti e colori ceramici (ANFFECC), perché tra il 2007 e il 2016 l’export del settore è cresciuto del 31,4%, mentre le vendite dirette verso il mercato domestico hanno registrato un calo del 21%. Nel 2016 le vendite all’estero sono state di 843 milioni di euro, mentre nel 2007 le vendite all’estero erano 641,5 milioni di euro. Il mercato nazionale nel 2007 era di 456 milioni di euro, mentre lo scorso anno la cifra si è attestata a raggiungere quota 360,2 milioni.
I dati sulle esportazioni continuano ad aumentare: nei primi nove mesi del 2017 il settore ha esportato 635,5 milioni di euro, con una crescita del 3,1% su base annua. Fonti della Camera di commercio di Castellón hanno confermato ad esempio che, nel periodo tra il 2012 e il 2016, le esportazioni di associati ANFFECC da Castellón al Vietnam sono cresciute in media del 18%, mentre localmente si rileva che le spedizioni di materiali cinesi verso la stessa destinazione hanno subito un calo del 21% lo scorso anno.
Le cifre di ANFFECC mostrano che la forza lavoro è diminuita del 2 % dal 2007 al 2016. Il numero di dipendenti non è dunque cambiato significativamente negli ultimi dieci anni: la crisi ha ‘distrutto’ solo un’ottantina di posti di lavoro. La digitalizzazione, che è avanzata a ritmi vertiginosi, ha portato alla necessità di profili nuovi e più diversificati. Sono richiesti profili molto qualificati e questo offre opportunità ai più giovani, soprattutto sui temi relativi agli inchiostri ceramici, non tanto con la produzione di fritte, che è ormai un processo più consolidato e tradizionale.
Ing. Cristiano Canotti